1 ottobre 2014

I Chela

Cosa è, e Cosa non è, il Discepolato

Helena P. Blavatsky






Nonostante i molti articoli che sono apparsi in questa rivista sul tema di cui sopra, sembrano ancora prevalere molte incomprensioni e numerosi punti di vista erronei. Cosa sono i Chela, e quali sono i loro poteri? Hanno dei difetti? E specialmente in cosa si differenziano dalle persone che non sono Chela? Ogni parola pronunciata da un Chela deve essere accolta come una verità evangelica?

Queste domande sorgono perché molte persone hanno nutrito per un periodo opinioni veramente assurde riguardo i Chela e quando è stato individuato che quelle opinioni
avrebbero dovuto cambiare, la reazione è stata in molti casi alquanto violenta.

La parola “Chela” significa semplicemente un discepolo; ma si è andata cristallizzando nella letteratura della Teosofia, ed ha assunto, in varie menti, tante diverse definizioni quante ne ha assunte la parola “Dio” stessa. Alcune persone si sono spinte così lontano da dire che quando un uomo è un Chela è subito posto su un piano in cui ogni parola che egli potrebbe sfortunatamente pronunciare è presa come ex cathedra, e non gli è permesso il povero privilegio di parlare come una persona ordinaria. Se si venisse a sapere che una simile espressione qualsiasi fosse pronunciata per proprio conto e responsabilità, egli sarebbe accusato di aver ingannato gli uditori.

Ora questa idea errata deve essere corretta una volta per tutte. Vi sono Chela e Chela, proprio come vi sono MAHATMA e MAHATMA. Vi sono MAHATMA in realtà che sono essi stessi Chela di coloro che sono ancora più elevati. Ma nessuno, per un istante, potrebbe confondere un Chela che ha appena cominciato il suo difficile viaggio con quel Chela più splendido che è un MAHATMA.

In realtà il Chela è
un uomo sfortunato che ha intrapreso un “sentiero non manifesto”, e Krishna dice che “quello è il sentiero più difficile”.

Invece di essere il portavoce costante del suo Guru, egli in questo mondo si ritrova lasciato più solo di coloro che non sono Chela e il suo sentiero è circondato da pericoli che, se fossero raffigurati in colori naturali, spaventerebbero molti aspiranti. Cosicché, invece di riconoscere il proprio Guru e passare un esame di ammissione con l’obiettivo di una qualificazione nell
’Arte dell’Occultismo sotto il consiglio amichevole e costante del suo maestro, egli davvero indirizza la sua strada in un recinto sorvegliato e da quel momento deve combattere e vincere – o perire. Invece di accettare egli deve essere degno dell’accettazione. Né deve offrirsi egli stesso. Uno dei Mahatma ha scritto, meno di un anno fa – “Non affidarti mai su di noi per il Discepolato; attendi fino a quando esso piomba su di te”.

Ed essendo stato accettato come un Chela non è vero che egli è solamente lo strumento del suo Guru. Egli continua, come faceva prima, a parlare come gli uomini ordinari ed è solo quando il maestro manda una vera lettera scritta per mezzo del Magnetismo del Chela che gli spettatori possono dire che attraverso di lui è giunta una comunicazione.

Può accadere che i Chela, così come accade occasionalmente con qualsiasi altro autore, elaborino espressioni vere e belle ma a causa di questo non si deve concludere che nel corso di quella espressione il Guru stava parlando attraverso il Chela. Se ci fosse il germe di un buon pensiero nella mente, l
influenza del Guru, come la pioggia gentile sopra il seme, potrebbe indurre il pensiero a germogliare generando una vita improvvisa e una fioritura straordinaria ma in questo caso non si tratta della voce del maestro. Sono rari in realtà i casi in cui i maestri parlano attraverso un Chela.

I poteri dei Chela variano con il loro progresso; ed ognuno dovrebbe sapere che se un Chela possiede alcuni “poteri” non gli è permesso di usarli eccetto che in casi rari ed eccezionali e mai si dovrebbe vantare del loro possesso. Così ne consegue necessariamente che coloro che sono semplici principianti non hanno più potere o un potere più grande rispetto ad un uomo ordinario. In effetti il traguardo posto davanti al Chela non è l
acquisizione di un potere psicologico; il suo compito principale è spogliare se stesso di quel senso dominante di personalità che è il velo spesso che nasconde alla vista la nostra parte immortale – il vero essere umano. Fintanto che permette a questo sentimento di rimanere, egli rimarrà fissato alla porta stessa dell’Occultismo incapace di procedere oltre.

La sentimentalità quindi, non è l
equipaggiamento per un Chela. Il suo lavoro è duro, la sua strada pietrosa, l’obiettivo molto lontano. Solo con la sentimentalità non avanzerà affatto.
Aspetta che il maestro lo inviti a mostrargli il suo coraggio lanciandosi da un precipizio, o affrontando i freddi pendii Himalayani? Queste sono false speranze; i maestri non lo chiameranno in tale guisa. E così, come lui è tenuto a non ricoprirsi nel sentimento, il pubblico non deve, quando desidera considerarlo, tirare un falso velo di sentimentalità su tutte le sue azioni e parole.

Vediamo perciò, d’ora in poi, di usare un po’ più di discriminazione in relazione ai Chela.

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Il testo di cui sopra è pubblicato anche in lingua Inglese e Portoghese agli indirizzi www.TheosophyOnline.com, www.Esoteric-Philosophy.com e www.FilosofiaEsoterica.com, sotto il titolo di “Chelas”(English); “Os Chelas” (Portuguese).

Traduzione in Italiano a cura di Marco Bufarini. Data di pubblicazione in Italiano: Novembre 2012.

Visita sempre www.ItaliaTeosofica.com , www.Esoteric-Philosophy.com, www.TheosophyOnline.com e www.FilosofiaEsoterica.com .

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