2 giugno 2015

Cagliostro era un Ciarlatano?



Un Saggio il Cui Compito Ebbe Qualcosa
In Comune Con la Missione di H.P.B. Stessa



Helena P. Blavatsky




Il Conte Alessandro di Cagliostro
(1743?-1795?), immagine impressa da Robert Samuel
 Marcuard, da un dipinto di Francesco Bartolozzi



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Mandare via i feriti senza curarli,
Anche se hanno torto e hanno offeso,
Per quanto oscuro, è vile, maligno e da deboli -
Degrada, macchia e dovrebbe spodestare un re.


SMOLLETT

La menzione del nome di Cagliostro produce un duplice effetto. Con un gruppo, un’intera sequenza di eventi meravigliosi emergono dal passato ombroso; con altri, la moderna progenie di un secolo troppo realistico, il nome di Alessandro, Conte di Cagliostro, provoca stupore, se non disprezzo.

Le persone non sono in grado di capire che questo “mago e incantatore” (leggere “Ciarlatano”) poteva sempre produrre in modo legittimo una tale impressione come fece sui suoi contemporanei. Questo dà la chiave alla reputazione postuma del Siciliano conosciuto come Giuseppe Balsamo, quella reputazione che fece dire a un suo credente, un fratello Massone, che (come il Principe Bismarck ed alcuni Teosofi) “Cagliostro si potrebbe ben dire che sia l’uomo più abusato e più odiato in Europa.”

Tuttavia, e nonostante la moda di caricarlo con nomi obbrobriosi, nessuno dovrebbe dimenticare che Schiller e Goethe erano tra i suoi grandi ammiratori, e rimasero tali fino alla loro morte. Goethe mentre viaggiava in Sicilia dedicò molto lavoro e tempo a raccogliere informazioni su “Giuseppe Balsamo” nella sua supposta terra natia; e fu da queste note abbondanti che l’autore del Faust scrisse il suo dramma “Il Gran Cofto.”

Se quest’uomo meraviglioso sta ricevendo così poco onore in Inghilterra, si deve a Carlyle. Lo storico più intrepidamente veritiero del suo secolo – lui, che detestava la menzogna sotto qualsiasi apparenza – ha marchiato con l’imprimatur del suo nome onesto e famoso, e quindi santificato la più iniqua delle ingiustizie storiche mai perpetrate dal pregiudizio e dal fanatismo. Questo è dovuto a falsi resoconti che quasi fino all’ultimo sono stati emanati da una classe verso cui egli ha provato antipatia non meno di quanto abbia odiato la falsità, ovvero i Gesuiti, o – la menzogna incarnata.

Proprio il nome di Giuseppe Balsamo, che, quando tradotto secondo metodi cabalistici, significa “Colui che è stato mandato,” o “Il Dedito”, anche “Signore del Sole,” dimostra che questo non era il suo vero patronimico. Come osserva Kenneth R. H. MacKenzie, membro della S.T., verso la fine dell’ultimo secolo [2] divenne di moda per certi professori teosofici del tempo traslitterare in una forma Orientale ogni nome fornito dalle Fraternità Occulte per i discepoli destinati a lavorare nel mondo. Chiunque quindi possano essere stati i genitori di Cagliostro, il loro nome non era “Balsamo.” È molto certo, ad ogni modo. Inoltre, come tutti sanno che nella sua giovinezza visse con, e fu istruito da, un uomo chiamato, come si suppone, Althotas, “un grande Saggio Ermetico Orientale” o in altre parole un Adepto, non è difficile accettare la tradizione che fu quest’ultimo a dargli il suo nome simbolico. Ma ciò che si conosce con ancora più certezza è la stima estrema in cui era tenuto da alcuni degli uomini più scientifici e onorati del suo tempo. In Francia troviamo Cagliostro – avendo prima prestato servizio come un amico confidenziale e come assistente chimico nel laboratorio di Pinto, il Gran Maestro dei Cavalieri di Malta – divenendo l’amico e il protégé del Principe Cardinale di Rohan. Un Principe Siciliano nobile di nascita lo onorava con il suo supporto e amicizia, come facevano molti altri nobili. “È possibile, quindi,” chiede MacKenzie in modo pertinente, “che un uomo dalle maniere così attraenti sia stato l’impostore bugiardo che i suoi nemici si sforzavano di provare?”

La causa principale dei suoi problemi di vita fu il suo matrimonio con Lorenza [o Serafina] Feliciani, uno strumento dei Gesuiti; e due cause minori, la sua estrema buona natura, e la fiducia cieca che collocava nei suoi amici – alcuni dei quali divennero traditori e suoi nemici acerrimi. Nessuno dei crimini di cui è ingiustamente accusato potrebbe portare alla distruzione del suo onore e della sua reputazione postuma; ma tutto fu dovuto alla sua debolezza per una donna indegna, e il possesso di certi segreti della natura, che egli non voleva divulgare alla Chiesa. Essendo natio Siciliano, Cagliostro era naturalmente nato in una famiglia di Cattolici Romani, non importa quale fosse il loro nome, e venne cresciuto da monaci della “Buona Fraternità di Castiglione”, come ci dicono i suoi biografi; così, per l’amore verso la vita egli dovette professare esternamente la credenza in e il rispetto per una Chiesa, la cui politica tradizionale è sempre stata, “colui che non è con noi è contro di noi,” e di schiacciare immediatamente il nemico sul nascere. E tuttavia, solo per questo, Cagliostro viene accusato persino oggi di aver servito i Gesuiti come loro spia; e questo da Massoni che dovrebbero essere gli ultimi a porgere una tale accusa contro un dotto Fratello che venne perseguitato dal Vaticano persino più come Massone che come un Occultista. Se fosse stato così, questi stessi Gesuiti avrebbero diffamato il suo nome persino fino ad oggi? Se li avesse serviti, non si sarebbe dimostrato utile ai loro fini, come uomo di tali doni intellettuali innegabili non avrebbe potuto prendere una cantonata o trascurare gli ordini di coloro che serviva. Ma invece di questo, cosa vediamo? Cagliostro accusato di essere l’impostore e il ciarlatano più astuto e di successo del suo secolo; accusato di appartenere alla Sede Locale Gesuita di Clermont in Francia; di apparire (come una prova della sua affiliazione ai Gesuiti) in vestito ecclesiastico a Roma. Tuttavia, questo “astuto impostore” è processato e condannato – dagli sforzi di quegli stessi Gesuiti – ad una morte ignominiosa, che è stata cambiata solo successivamente in prigione a vita, a causa di una misteriosa interferenza o influenza portata ad avere una relazione col Papa!

 Non sarebbe più generoso e coerente con la verità dire che era la sua connessione con la Scienza Occulta Orientale, la sua conoscenza di molti segreti – mortali per la Chiesa di Roma – che portò su Cagliostro prima la persecuzione dei Gesuiti, e infine il rigore della Chiesa?

Fu la sua stessa onestà, che lo rese cieco ai difetti di coloro a cui teneva, e che lo condusse a fidarsi di due tali furfanti come il Marchese Agliato e Ottavio Nicastro, che è dietro a tutte le accuse di frode e impostura ora prodigate su di lui. E sono i peccati di questi due dignitari – successivamente giustiziati per truffe giganti e omicidio – che ora vengono fatti cadere su Cagliostro. Ciononostante è risaputo che lui e sua moglie (nel 1770) vennero entrambi lasciati indigenti dalla fuga di Agliato con tutti i loro fondi così che dovettero elemosinare lungo la via attraverso il Piemonte e Ginevra. Kenneth MacKenzie ha ben provato che Cagliostro non si era mai immischiato nell’intrigo politico – l’esatta anima delle attività dei Gesuiti. “Egli era molto certamente sconosciuto in quella capacità a coloro che hanno custodito gelosamente gli archivi preparatori della Rivoluzione, e la sua apparizione come un fautore di principi rivoluzionari non hanno base in realtà.” Egli era semplicemente un Occultista e un Massone, e come tale l’hanno lasciato soffrire per mano di coloro che, aggiungendo l’insulto al danno, prima provarono ad ucciderlo con la prigione a vita e poi diffusero la diceria che era stato il loro agente ignobile. Questo congegno astuto era nella sua arte infernale ben degno dei suoi ideatori principali.

Ci sono molti punti di riferimento nelle biografie di Cagliostro per dimostrare che egli insegnò la dottrina Orientale dei “princìpi” nell’uomo, di “Dio” che risiede nell’uomo – come una potenzialità in actu (il “Sé Superiore”) – ed in ogni cosa vivente e persino nell’atomo – come una potenzialità in posse, e che egli servì i Maestri di una Fraternità che non voleva nominare perché a causa del suo impegno non poteva. La sua lettera alla nuova Fraternità mistica ma piuttosto eterogenea, i (la Loggia dei) Filaleti, è una prova sulla questione. I Filaleti, come tutti i Massoni sanno, fu un rito fondato a Parigi nel 1773 nella Loge des Amis Réunis, basata sui principi del Martinismo, [3] e i cui membri fecero uno studio speciale delle Scienze Occulte. La Loggia Madre era una Loggia filosofica e teosofica, e perciò Cagliostro aveva ragione a voler purificare la sua progenie, la Loggia dei Filaleti. Questo è ciò che dice la Royal Masonic Cyclopedia (p.95) sull’argomento:

“. . . il 15 Febbraio 1785, la Loggia dei Filaleti (o Amanti della Verità), in Sessione solenne – con Savalette de Langes, tesoriere reale; Tassin, il banchiere, e Tassin, un ufficiale nel servizio reale – aprirono un Convegno Fraterno a Parigi . . . Principi (Russi, Austriaci, e altri), padri della Chiesa, consiglieri, cavalieri, finanzieri, avvocati, baroni, Teosofi, canonici, colonnelli, professori di magia, ingegneri, uomini di lettere, dottori, mercanti, direttori d’ufficio postale, duchi, ambasciatori, chirurghi, insegnanti di lingua, esattori generali, e particolarmente due nomi Londinesi – Boosie, un mercante, e Brooks di Londra – compongono questo Convegno, a cui si possono aggiungere M. il Conte di Cagliostro, e Mesmer, ‘l’inventore’, come Thory lo descrive (Acta Latomorum, Vol. II, p. 95), ‘della dottrina del magnetismo!’ Sicuramente un tale abile gruppo di uomini per preparare il mondo ai diritti, come la Francia non ha mai visto prima o da allora!”

Il risentimento della Loggia fu che Cagliostro, che aveva dapprima promesso di assumerne la direzione, ritirò la sua offerta, poiché il “Convegno” non voleva adottare le Costituzioni del Rito Egizio, né i Filaleti volevano consentire di dare alle fiamme gli archivi della società, che era la sua condizione sine qua non. È strano che la sua risposta a quella Loggia debba essere considerata dal Fratello K. R. H. MacKenzie e altri Massoni come se venisse emanata “da una sorgente Gesuita”. Lo stile stesso è Orientale, e nessun Massone Europeo – tanto meno un Gesuita – scriverebbe in tal modo. Ecco come procede la risposta:

“. . . . Il Grande Maestro sconosciuto della vera Massoneria ha gettato i suoi occhi sui Filaleti . . . Intenerito dalla loro pietà, commosso dalla confessione sincera del loro desiderio, si degna di estendere la propria mano su di loro, e acconsente di dare un raggio di luce nelle tenebre del loro tempio. È il desiderio del Grande Maestro sconosciuto di provare loro l’esistenza di un Dio – la base della loro fede; la dignità originaria dell’uomo; i suoi poteri e il suo destino . . . . È per mezzo di azioni e fatti, della testimonianza dei sensi, che essi conosceranno DIO, l’UOMO e gli esseri spirituali intermediari [princìpi] creati tra loro; di cui la vera Massoneria dà i simboli e indica la vera strada. Lasciate quindi che i Filaleti abbraccino le dottrine di questa Massoneria reale, si rimettano alle regole del suo capo supremo, e adottino le sue costituzioni. Ma soprattutto che il santuario venga purificato, che i Filaleti sappiano che la luce può solo scendere nel Tempio della Fede [basata sulla conoscenza], e non in quello dello scetticismo. Lasciate che consacrino alle fiamme quel vano accumulo dei loro archivi; poiché è solo sulle rovine della Torre della Confusione che il Tempio della Verità può essere eretto.” [4]

Nella fraseologia Occulta di certi Occultisti “Padre, Figlio e Angeli” stava per il simbolo composto dell’UOMO fisico, e astro-Spirituale. [5] John G. Gichtel (fine del XVII secolo), l’ardente appassionato di Böhme, il Veggente di cui Saint-Martin racconta che era sposato “alla Sophia celeste,” la Saggezza Divina – fece uso di questo termine. Perciò è facile vedere cosa intendeva Cagliostro dimostrando ai Filaleti sulla testimonianza dei loro “sensi,” “Dio, l’uomo e gli esseri Spirituali intermediari,” che esistono tra Dio (Atma), e l’Uomo (l’Ego). Né è più difficile comprendere il suo vero significato quando rimprovera i Fratelli nella sua lettera d’addio che dice: “Vi abbiamo offerto la verità; voi l’avete disdegnata. Ve l’abbiamo offerta per il bene di essa stessa, e voi l’avete rifiutata a causa di un amore per le forme . . . Potete elevare voi stessi al (vostro) Dio e alla conoscenza di voi stessi per mezzo dell’assistenza di un Segretario e di una Assemblea?” etc. [6]

Sono molte le affermazioni assurde e completamente contradittorie su Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, cosiddetto, molte delle quali vennero incluse da Alexander Dumas nel suo Mémoires d’un Médecin, con quelle prolifiche variazioni di verità e di fatti che così caratterizzano i romanzi di Dumas padre. Ma sebbene il mondo sia in possesso di una massa di informazioni molto eterogenea e varia riguardo quell’uomo straordinario e sfortunato durante la maggior parte della sua vita, tuttavia, degli ultimi dieci anni e della sua morte, niente di certo è conosciuto, eccetto unicamente la leggenda che egli morì nella prigione dell’Inquisizione. Esattamente, alcuni frammenti pubblicati recentemente dal savant Italiano, Giovanni Sforza, dalla corrispondenza privata di Lorenzo Prospero Bottini, l’ambasciatore Romano della Repubblica di Lucca alla fine dell’ultimo secolo, hanno alquanto colmato questo ampio divario. [7] Questa corrispondenza con Pietro Calandrini, il Grande Cancelliere della detta Repubblica, inizia dal 1784, ma l’informazione veramente interessante comincia solo nel 1789, in una lettera datata 6 Giugno, di quell’anno, e persino allora non apprendiamo molto.

Essa parla del “celebrato Conte di Cagliostro, che è arrivato recentemente con sua moglie da Trento via Torino a Roma. Le persone dicono che è nativo della Sicilia ed estremamente ricco, ma nessuno sa la provenienza di quella ricchezza. Egli ha una lettera di introduzione dal Vescovo di Trento ad Albano…. Fin qui il suo cammino quotidiano nella vita come anche il suo stato pubblico e privato sono ineccepibili. Molti sono coloro che cercano un’intervista con lui, per ascoltare dalle sue stesse labbra la corroborazione di ciò che viene detto di lui.” Da un’altra lettera apprendiamo che Roma si è dimostrata un terreno ingrato per Cagliostro. Egli ebbe l’intenzione di stabilirsi a Napoli, ma il piano non poteva essere realizzato. Le autorità Vaticane che hanno fin qui lasciato il Conte indisturbato, improvvisamente posarono la loro pesante mano su di lui. In una lettera datata 2 Gennaio, 1790, appena un anno dopo l’arrivo di Cagliostro, viene affermato che: “la Domenica scorsa hanno avuto luogo in Vaticano dibattiti segreti e straordinari nel concilio. Esso (il concilio) era composto dal Segretario di Stato e Antonelli, Pallotta e Campanelli, Monsignor Vicegerente facente la carica di Segretario. Lo scopo di quel Concilio Segreto rimane sconosciuto, ma la diceria pubblica afferma che scaturì dall’arresto immediato nella notte tra Sabato e Domenica, del Conte di Cagliostro, sua moglie, ed un Cappuccino, Fra Giuseppe da S. Maurizio. Il Conte è incarcerato a Castel Sant’Angelo, la Contessa nel Convento di Santa Apollonia, e il monaco nella prigione dell’Ara Coeli. Quel monaco, che chiama se stesso ‘Padre Svizzero,’ è ritenuto come un complice del mago famoso. Nel numero dei crimini di cui è accusato viene incluso quello della circolazione di un libro di un autore sconosciuto, condannato al rogo pubblico e intitolato, ‘Le Tre Sorelle.’ Lo scopo di questa opera è ‘di polverizzare certi tre individui nobili di nascita’.”

Il vero significato di questo travisamento molto straordinario è facile da indovinare. Era un’opera sull’Alchimia; le “tre sorelle” rappresentano simbolicamente i tre “Princìpi” nel loro simbolismo duplice. Sul piano della chimica occulta essi “polverizzano” il triplo ingrediente usato nel processo della trasmutazione dei metalli; sul piano della Spiritualità essi riducono ad uno stato di polverizzazione i tre “principi” personali “inferiori” nell’uomo, una spiegazione che ogni Teosofo è tenuto a comprendere.

Il processo di Cagliostro durò per molto tempo. In una lettera del 17 Marzo, Bottini scrive al suo corrispondente di Lucca che il famoso “mago” è finalmente comparso davanti la Santa Inquisizione. La causa reale della lentezza del procedimento fu che l’Inquisizione, con tutta la sua destrezza a fabbricare le prove, non poteva trovare nessuna prova importante per provare la colpevolezza di Cagliostro. Ciononostante, il 7 Aprile 1791, egli fu condannato a morte. Venne accusato di molti e numerosi crimini, il più importante dei quali era quello di essere un Massone ed un “Illuminato”, un “Incantatore” occupato con studi illegali; venne anche accusato di deridere la Fede santa, di arrecare danno alla società, di possedere egli stesso attraverso mezzi sconosciuti grandi somme di denaro, e di incitare gli altri, nonostante il sesso, l’età e la posizione sociale, a fare lo stesso.

In breve, troviamo lo sfortunato Occultista condannato ad una morte ignominiosa per azioni commesse, che vengono oggigiorno compiute quotidianamente e pubblicamente in modo simile da più di un Gran Maestro dei Massoni, come anche da centinaia di migliaia di Kabalisti e Massoni, inclinati misticamente. Dopo questo verdetto i documenti “dell’eretico arco”, i diplomi da Corti e Società straniere, insegne Massoniche e cimeli della famiglia vennero solennemente bruciati dal boia pubblico in Piazza della Minerva, davanti folle enormi di persone. Prima vennero distrutti i suoi libri e i suoi strumenti. Tra questi vi erano i Manoscritti sulla Maçonnerie Egyptienne, che così non può più servire come un testimone in favore dell’uomo insultato. Ed ora l’Occultista condannato doveva passare nelle mani del Tribunale civile, quando un misterioso evento accadde.

Uno straniero, mai visto prima o dopo da nessuno nel Vaticano, apparve e chiese un’udienza privata del Papa, mandandogli per tramite del Segretario Cardinale una parola invece di un nome. Egli venne immediatamente ricevuto, ma si fermò con il Papa soltanto per pochi minuti. Non appena se ne andò sua Santità diede ordini di commutare la sentenza di morte del Conte in quella di prigione a vita, nella fortezza chiamata Castello di San Leo, e che l’intera operazione doveva essere svolta in gran segreto. Il monaco Svizzero venne condannato a dieci anni di prigione; e la Contessa Cagliostro venne lasciata in libertà, ma solo per essere rinchiusa in un convento per una nuova accusa di eresia.

Ma cos’era il Castello di San Leo? Si trova ora sulle frontiere della Toscana ed era allora negli Stati Papali, nel Ducato di Urbino. È costruito sulla sommità di una roccia enorme, quasi perpendicolare su tutti i lati; per entrare nel “Castello” in quei giorni, si doveva entrare in una specie di cesta aperta che era sollevata da corde e carrucole. Quanto al criminale, venne collocato in una cella speciale, dopo di che i carcerieri lo sollevarono “con la rapidità del vento.” Il 23 Aprile 1792, Giuseppe Balsamo – se così dobbiamo chiamarlo – ascese verso il cielo nella cella del criminale, incarcerato in quella tomba vivente per la vita. Giuseppe Balsamo è menzionato per l’ultima volta nella corrispondenza Bottini in una lettera datata 10 Marzo 1792. L’ambasciatore parla di una meraviglia prodotta da Cagliostro nella sua prigione durante le sue ore di tempo libero. Un lungo chiodo arrugginito preso dal prigioniero dal pavimento venne trasformato da lui senza l’aiuto di alcun strumento in uno stiletto triangolare affilato, tanto liscio, brillante e tagliente come se fosse fatto dell’acciaio più fine. Venne riconosciuto per un vecchio chiodo solo dalla sua capocchia, lasciata dal prigioniero per funzionare come manico. Il Segretario di Stato diede ordini di portarlo via da Cagliostro, di portarlo a Roma, e di raddoppiare la sorveglianza su di lui. Ed ora viene l’ultimo calcio dello stupido al leone morente o morto. Luigi Angiolini, un diplomatico Toscano, scrive come segue: “Alfine, quello stesso Cagliostro, che fece credere a così molti che era stato un contemporaneo di Giulio Cesare, che raggiunse tale fama e così tanti amici, morì di apoplessia il 26 Agosto 1795. Semproni lo seppellì sotto un capannone di legno, dove i contadini erano soliti rubacchiare costantemente la corona della proprietà. L’astuto cappellano pensò molto giustamente che l’uomo che aveva ispirato il mondo con tale paura superstiziosa mentre era vivo, avrebbe ispirato le persone con gli stessi sentimenti dopo la sua morte, e così mantenuto i ladri a bada….”

Tuttavia – una domanda! Cagliostro morì e venne seppellito davvero nel 1795, a San Leo? E se così, perché i custodi di Castel Sant’Angelo di Roma dovrebbero mostrare ai turisti innocenti il piccolo buco quadrato in cui si dice che Cagliostro sia stato confinato e “morì”? Perché tale incertezza o – imposizione, e tale disaccordo nella leggenda? Poi ci sono Massoni che al giorno d’oggi raccontano strane storie in Italia. Alcuni dicono che Cagliostro fuggì in un modo inesplicabile dalla sua prigione aerea, e così costrinse i suoi carcerieri a diffondere la notizia della sua morte e sepoltura. Altri affermano che non solo fuggì, ma, grazie all’Elisir della Vita, ancora vive, sebbene abbia 130 anni!

“Perché,” chiede Bottini, “se egli davvero possedeva i poteri che affermava, non era davvero sparito dai suoi carcerieri, e quindi fuggito del tutto dalla punizione degradante?”

Abbiamo appreso di un altro prigioniero, più grande in ogni riguardo rispetto a quanto Cagliostro abbia mai affermato di essere. Anche di quel prigioniero venne detto in toni beffardi, “Egli salvò gli altri; non riuscì a salvare se stesso ….. lasciate che venga giù dalla croce, e crederemo…”

Per quanto tempo persone caritatevoli costruiranno le biografie dei viventi e rovineranno le reputazioni dei morti, con tale incomparabile noncuranza, per mezzo di gossip inutile e spesso completamente falso di persone, e queste generalmente schiave del pregiudizio!

Così a lungo, siamo costretti a pensare, finché rimangono ignoranti della Legge del Karma e della sua giustizia ferrea.

H. P. B.


NOTE:



[3] NOTA DI H.P.B.: I Martinisti erano Mistici e Teosofi che affermavano di avere il segreto di comunicare con Spiriti (Elementali e Planetari) delle Sfere ultramondane. Alcuni di loro erano Occultisti pratici.

[4] Royal Masonic Cyclopaedia, p. 96.

[5] NOTA DI H.P.B.: Vedi i Tre Princìpi e le Sette Forme della Natura di Böhme e penetra il loro significato Occulto, per assicurarti di questo.

[6] NOTA DI H.P.B.: L’affermazione sull’autorità di Beswick che Cagliostro era connesso con la Loge des Amis Réunis sotto il nome di Conte Grabianca non è confermata. Al tempo c’era un Conte Polacco con questo nome in Francia, un mistico menzionato nelle lettere di Madame de Krüdner che sono con la famiglia dello scrivente, ed uno che appartenne, come dice Beswick, insieme a Mesmer e al Conte di Saint-Germain, alla Loggia dei Filaleti. Dove sono i Manoscritti di Savalette de Langes e i documenti lasciati da lui al Rito Filosofico Scozzese dopo la sua morte?
Persi?

[7] NOTA DELL’EDITORE DEGLI HPB’S COLLECTED WRITINGS, BORIS DE ZIRKOFF: L’affermazione di H.P.B. che diceva che i frammenti da cui cita sono stati pubblicati recentemente, presenta un problema che non è mai stato risolto completamente. Alcuni degli estratti che lei cita in questo articolo sono stati pubblicati con la firma di Giovanni Sforza in una comunicazione intitolata: “La Fine di Cagliostro,” che apparve nell’Archivio Storico Italiano, 5ª Serie, Vol. VII, Febbraio, 1891, pp. 144-151. Questo Archivio venne pubblicato a Firenze da G. P. Vieusseux. Ovviamente, questa fonte è oltre un anno più tardi dello stesso articolo di H.P.B., e non poteva essere stato usato da lei al tempo. Lei solleva anche numerosi punti che non sono menzionati nella fonte di cui sopra. Una ricerca ulteriore è quindi richiesta per identificare la fonte che usò.

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Il testo di cui sopra è pubblicato in lingua Inglese agli indirizzi www.TheosophyOnline.com, www.Esoteric-Philosophy.com e www.FilosofiaEsoterica.com, sotto il titolo di “Was Cagliostro a Charlatan?”(English).

Traduzione in Italiano a cura di Marco Bufarini. Data di pubblicazione in Italiano: Giugno 2015.

Sul ruolo del movimento esoterico nel risveglio etico dell’umanità durante il 21° secolo, vedi il libro “The Fire and Light of Theosophical Literature”, di Carlos Cardoso Aveline.



Pubblicato nel 2013 dal The Aquarian Theosophist, il libro ha 255 pagine e può essere acquistato tramite Amazon Books.

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